

Ritornando all’acustica possiamo quindi trasformare il nostro segnale, ovvero il suono in una serie di sinusoidi. Avremo così come risultato uno spettro del suono originale dove saranno rappresentate tutte le armoniche a partire dalla prima ovvero la fondamentale come nella figura a lato

Quindi con otto suoni sovrapposti aventi le stesse frequemze ed intensità delle armoniche del grafico potremmo ricreare lo stesso identico suono del nostro flauto iniziale?
La risposta è: quasi.
Ovvero sovrapponendo tutte le armoniche derivate dalla trasformata di Fourier otterremmo un suono che si avvicina moltissimo a quello originale,ma non perfettamente uguale. Questo avviene perchè ancora non abbiamo considerato degli altri fattori che determinano la formazione di un determinato timbro.
Infatti nella determinazione di un timbro esistono altre componenti che non sono multipli della frequenza fondamentale, ma ne caratterizzano la qualità timbrica essi sono dei rumori molto particolari come nel nostro caso il fiato del nostro flautista, il rumore del martelletto che colpisce la corda nel caso di un pianoforte, oppure il rumore delle dita che pizzicano una corda di chitarra. Ma ancora non abbiamo analizzato un altro elemento fondamentale nella creazione di un timbro ovvero le formanti.
Per capire meglio proviamo a pensare cosa accadrebbe se una corda vibrasse senza una cassa armonica,semplice produrrebbe la nota fondamentale e le armoniche che abbiamo visto prima che si attenuerebbero in modo lineare dopo un lasso di tempo. Viceversa con la cassa di risonanza le armoniche avranno delle intensità diverse a seconda della forma del tipo di materiale,della tecnica costruttiva e di altri fattori che un maestro liutaio conosce benissimo. Quindi possiamo dire che le formanti sono intrinsecamente legate alla forma dello strumento e le possiamo considerare come una sorta di equalizzatore fisico in grado di enfatizzare od attenuare determinate armoniche aumentandone la bellezza timbrica,questo ci fa apprezzare la differenza tra uno Stradivari ed un violino cinese.
Nella sintesi sonora a modelli fisici, molto di moda in questo periodo, viene applicato lo studio di un determinato materiale e le sue formanti per ricreare un suono di uno strumento acustico molto realistico utilizzando le capacità elevate di calcolo di un moderno calcolatore.
Fino ad ora abbiamo esaminato solo un particolare tipo di suono detto periodico ed avente le armoniche costruite su multipli della nota fondamentale, possiamo definire tali suoni ad intonazione certa, ma dobbiamo considerare che esistono altri suoni che non hanno gli armonici relazionabili con multipli di essa, tali suoni sono detti a suono indeterminato; anche se il confine non è sempre così netto. Un esempio di suono non periodico è il tamburo.
Avevamo accennato all’inizio di questo capitolo al concetto di inviluppo come dell’andamento del suono nel corso del tempo, vediamo nello specifico tali caratteristiche:
Attacco (attack)
Ovvero il tempo tra la fase iniziale del suono e la sua massima intensità. Alcuni strumenti come il pianoforte hanno un tempo d’attacco breve, negli strumenti a fiato e ad arco l’esecutore può modulare il tempo tra l’inizio del suono e la sua massima intensità.
Decadimento (decay)
Rappresenta il primo decadimento del suono dopo l’istante iniziale. Se l’esecutore vuole prolungare il suono deve fornire ulteriore energia.
Tenuta (sustain)
Ovvero il prolungamento del suono iniziale, le percussioni hanno un sustain molto basso
Rilascio (release)
Rappresenta l’andamento del suono dopo che l’esecutore ha smesso di fornire energia. Il suono di chitarra ha un rilascio lento, mentre gli strumenti ad arco ne hanno uno veloce.