Breve storia della Computer Music (Parte 1)

compute-music

Moderna DAW

La computer music è una disciplina che si pone a metà tra l’attività artistica e quella scientifica. Essa prende il meglio di entrambe queste attività. La sua finalità non è comunque l’arido tecnicismo, bensì una ricerca estetica che pone in primo piano la creatività. La creazione di algoritmi di sintesi o di processi di composizione timbrica sono sempre dei mezzi che vengono in ultima analisi vagliati dalla sensibilità del musicista che li usa. Così come la struttura formale dei brani musicali non è semplicemente una velleità intellettualoide dei compositori bensì un vero e proprio espediente estetico funzionale alla qualità artistica delle composizioni, allo stesso modo il lavoro programmazione di algoritmi compositivi e di sintesi sonora che precede la stesura di una composizione non è fine a sé stesso, ma è funzionale alla creazione di sonorità e configurazioni acustiche inedite sulle quali basarsi per esprimere un nuovo pensiero artistico. Alla fine ciò che conta in un opera musicale è il suo effetto concreto sull’ascoltatore, la sensazione empirica che produce al nostro orecchio, che può essere gradevole o sgradevole ma che comunque ci induce a riflettere su cose che vanno oltre la quotidianità. Le potenzialità che offre un computer  permettono al compositore informatico di esplorare territori che fino a poco tempo fa erano preclusi ai compositori di tipo tradizionale. Avere un controllo totale sulla creazione del suono sia a livello timbrico che microtonale permette di andare oltre  la nota e lo spartito, attraverso il concetto di “evento sonoro”. In questo modo il processo creativo è svincolato dai ferrei vincoli degli  strumenti acustici tradizionali e dalla ” incomprensione” nell’interpretazione della partitura scritta. Molte persone  tra cui anche musicisti di estrazione “classica”  sono restii a considerare la computer music come “musica d’arte” pensando che essa non possa  essere messa sullo stesso piano rispetto alle composizioni tradizionali. Bisogna considerare però che, anche la musica più sperimentale, ha come  genesi la creatività della mente umana , ed il computer è solo un mezzo per poterla esprimere allo stesso modo della matita e della carta da musica.

Programma Music V su computer IBM

Programma Music V su computer IBM

Il padre indiscusso della computer music è stato l’ingegnere elettronico e violinista Max Matthews il quale, nei labolatori della statunitense Bell sviluppa  MUSIC il primo di una serie di successivi  programmi che rende possibile la generazione sonora in un computer. Nel 1963 Matthews scrive un articolo per la prestigiosa rivista scientifica science  da quel momento viene coniato il termine computer music.  Nel 1968, Mathews e L. Rosler realizzazono graphic 1  una interfaccia che permette tramite una penna ottica di disegnare direttamente la forma d’onda su una tavoletta e farla riprodurre dal calcolatore. Nello stesso periodo il compositore americano John Chowning inventa l’algoritmo della sintesi sonora in modulazione di frequenza, tramite licenza, la Yamaha si avvale del brevetto e della consulenza dello stesso Chowning per la creazione dei propri sintetizzatori che iniziano con lo Yamaha GS1 per arrivare nel 1983 alla nascita della  tastiera Yamaha DX7, primo esempio di sintetizzatore in sintesi FM e completamente programmabile, protagonista assoluto della discografia mondiale degli anni 80.

Radio baton

M.Mathews Radio baton

Mathews realizza nel frattempo una nuova interfaccia chiamata RADIO – BATON  pensata per controllare dal vivo tramite delle bacchette l’esecuzione di un brano eseguito dal computer. Tramite il movimento di queste bacchette collegate ad alcuni sensori gravitometrici è possibile controllare l’intensità , la velocità ed altri parametri in tempo reale di un brano. In parole semplici il computer suona uno spartito, ad esempio un notturno di Chopin, esattamente come è scritto, ovvero in modo meccanico ed innaturale. Tramite le bacchette e muovendo le mani, è possibile intervenire modificando tutti quei parametri espressivi (rubato, tocco ecc.) in modo che chi non vedesse potrebbe pensare che a suonare sia un uomo piuttosto che una macchina. Ovviamente l’interfaccia funziona anche con brani orchestrali in questo caso sarà l’ intero organico ad essere perfettamente sincronizzato con il movimento delle bacchette. In questo video lo stesso Matthews spiega il funzionamento della sua invenzione con un brano di Chopin e Beethoven