L’arte del Mastering

Il mastering rappresenta l’ultimo processo di tutta la catena della produzione musicale e fonografica che possiamo  dividere in 4 ben distinte fasi:

Composizione

E’ il momento della nascita del brano ed è la fase più creativa dell’intero processo. Si definisce, nella fase embrionale  l’ossatura del brano. Si ricorre a una serie di strumenti per fossilizzare l’idea, come ad esempio la scrittura dello spartito o la registrazione di una demo oppure l’uso di un algoritmo per la computer music.

Registrazione

In genere si registrano le singole tracce di ogni strumento (sia di sintesi che acustiche) separatamente, a meno che non si decida per la “presa diretta”. Inutile dire che questa è la fase più delicata in quanto errori in questa sede diventano incorreggibili in seguito. Mi riferisco particolarmente alla registrazioni di strumenti acustici dove, l’errato posizionamento di un microfono per una ripresa renderà vano ogni tentativo di miglioramento futuro pur avendo a disposizione le più avanzate risorse tecnologiche.

Missaggio

Le singole tracce o tracks in inglese, vengono ora miscelate insieme tramite il mixer hardware o software che sia. Si lavora prima su ogni singola traccia e poi a gruppi. Si interviene sull’equalizzazione sia enfatizzando e sia (soprattutto) attenuando determinate frequenze in modo da rendere più definito l’intero mix. Si aggiungono gli effetti detti DSP e si bilanciano i livelli complessivi del mix. Questo è un processo lungo e delicato che deve essere gestito (se si vuole un risultato professionale) da un tecnico del suono, e che a volte può richiedere anche intere settimane di tempo.

Mastering

Il mastering  è il processo dal quale uscirà il master ovvero la copia dalla quale verranno generati tutte gli altri cloni.

Fondamentalmente il master viene eseguito in uno studio a parte;  cablato e insonorizzato per questo scopo. Esso avrà molti meno apparati rispetto ad uno studio di incisione e sarà seguito da un ingegnere del suono e dal produttore . I diffussori acustici saranno dei costosi monitor aventi la caratteristica di avere una risposta in frequenza ” piatta” ovvero lineare. Molto differente dalle normali casse di un comune impianto hifi che tendono in più o in meno a colorare il suono; che renderebbero impossibile un riferimento di ascolto “assoluto” necessario in fase di mastering.

Oltre alle particolari casse monitor di cui parlavo sopra,uno studio di mastering avrà paradossalmente anche delle casse di qualità scarsa proprio per simulare l’ascolto nelle differenti situazioni reali, che non sono di certo sempre di altà fedeltà. Si attueranno tutti quei procedimenti possibili per ottimizzare il suono  anche in queste condizioni di ascolto limite, ad esempio dei piccoli auricolari. L’arredamento dello studio sarà come abbiamo detto molto spartano per evitare le riflessioni delle onde sonore. Le pareti saranno rivestite di materiali fonoassorbenti sia naturali che sintetici. Si avrà particolare cura di evitare superfici ad angolo retto o comunque spigolose che produrrebbero fastidiosi rumori. Si fa notare che questo è il motivo per cui una chitarra, un violino o qualsiasi altro strumento acustico ha una cassa armonica arrotondata. Proprio per evitare questi rumori dovuti ad un enfatizzazione di armoniche poco “musicali”.In effetti sarebbe molto più facile ed economico costruire un violino squadrato, ma avrebbe un suono orribile.

La sequenza degli effetti per il mastering (ma non è una regola aurea) è la seguente:

equalizzatore

riverbero

compressore

aural exiter

stereo imager

limiter

dithering




Oltre ai consueti equalizzatori, riverberi e compressori , troviamo l’aural exiter che permette di manipolare il segnale con: una equalizzazione dinamica , una manipolazione di fase ed inoltre crea artificialmente armoniche superiori rispetto alla frequenza fondamentale, ovvero enfatizza particolari armoniche permettendo di rendere più definite le alte frequenze . Viene usato anche per generare  armoniche nella parte bassa dello spettro , permettendo di simulare i bassi profondi anche in piccoli auricolari d’ascolto.

aural exiter della Aphex

ll famoso aural exiter della Aphex

 

Lo stereo imager permette di fare dei ritocchi al panorama stereo del mix

 

stereo imager della wave

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L’ultimo anello della catena degli effetti sarà sempre il dithering. Cos’è il dithering?

In pratica è un opportuno rumore casuale gaussiano che viene inserito all’interno delle tracce per evitare l’errore di troncamento del segnale numerico quando si passa ad esempio da un file sorgente a 24 bit  al consueto formato standard 16 bit.

La versione finale di un brano audio che viene scritto digitalmente su di un compact disc, è tipicamente quantizzata a 16 bit per campione ma, grazie al processo di editing audio , i dati crescono in profondità quando occorre. Più calcoli matematici svolgiamo, più il campione cresce in profondità: come se si trattasse di aggiungere, moltiplicare o dividere numeri decimali. Alla fine i dati digitali vengono riportati alla profondità iniziale (16 bit) per poter essere memorizzati su di un CD e distribuiti.

Quindi si usa il processo di dithering solo se abbiamo un file sorgente superiore ai 16 bit per il mastering (in pratica sempre) ovvero quando dobbiamo sottocampionare  le tracce.

Un aspetto fondamentale del mastering è quello di bilanciare i livelli di ogni brano di un album affinchè tutti suonino allo stesso valore in termini di RMS. Sul significato di RMS invito a leggere i seguenti articoli del blog:  Intensità e  la guerra del loudness interamente dedicati a questo argomento.

Nella seguente immagine in basso possiamo osservare le due barre laterali esterne che rappresentano i valori dii picco del segnale (peak meter), mentre quelle centrali in parte rosse sono i Vu meter che rappresentano il valore rms del segnale. Nella parte inferiore troviamo l’indicazione del pan dei due canali stereo ed in basso la differenza in decibel tra i due canali.

Per evitare che si raggiungano valori di picco a  0 db si imposta la soglia del limiter a -0.2 db.

Ogni genere musicale ha il suo valore tipico in rms

Un altro strumento molto utile per monitorizzare un brano è rappresentato dal phase scope dove possiamo monitorizzare la spazialità del suono. Una linea retta rappresenta un segnale monofonico, mentre un ‘immagine sferica centrale schiacciata ai lati (tipo uovo) è sinonimo di una immagine stereofonica ben equilibrata.

 

 

 

 

 

 

Oltre a regolare tutti i livelli il processo di mastering si occuperà di tutte le dissolvenze assolvenze tra i diversi brani. Un altro aspetto fondamentale è che il risultato finale sarà in funzione del tipo di applicativo o supporto finale. Ad esempio se si stamperà il vinile, il master deve essere realizzato tenendo conto delle peculiarità del supporto.

In conclusione un buon master non può essere improvvisato e richiede tempo e competenza , questo è il motivo per cui produzioni ad alto budget possono arrivare a spendere diverse decine di migliaia di euro solo per questa fase.