Le illusioni acustiche

illusioneLa percezione uditiva, come del resto quella visiva, è un fenomeno complesso, in cui le caratteristiche fisiche del suono ricevuto, quelle fisiologiche dell’orecchio, e l’attività neurale del cervello interagiscono in modo sottile. Vedremo come la percezione uditiva non debba essere considerata una immagine fedele ed oggettiva del suono ricevuto, ma piuttosto una sua complessa (e non così fedele) elaborazione.

Cercheremo di analizzare le più comuni illusioni acustiche conosciute ed usate anche in ambito discografico. Bisogna considerare che questo argomento non è molto studiato come avviene per le illusioni visive. La psicoacustica è solo all’inizio del suo percorso; abbiamo ancora molto da scoprire a proposito.

La scala di sheppard

Dal nome dello psicologo Roger Shepard, che l’ha ideata, è un esempio di canone eternamente ascendente. Una determinata scala viene infatti suonata contemporaneamente su diverse ottave differenti; inoltre varia anche l’intensità delle scale, in modo che mentre una diminuisce di intensità, un’altra aumenta. L’effetto è quello di una scala che sale di altezza in modo infinito.

Ascoltate l’esempio

Il canone eternamente ascendente, è contenuto nella Offerta musicale di Johann Sebastian Bach. In questo brano, dopo una serie di modulazioni, ci si ritrova alla identica tonalità di partenza, senza che l’ascoltatore se ne sia reso conto.

Il principio della scala di Shepard è stato utilizzato, nella musica moderna, ad esempio dai Beatles nella parte finale del brano “ I’m the walrus” dove l’orchestra sembra fare una scala eternamente ascendente. Anche dai Pink Floyd nella parte finale del brano ” Echoes” dove un glissando di coro maschile è stato tagliato ad anello, e mixato in modo da dare l’illusione di una salita continua, esso emerge dalla dissolvenza di una lunga ripetizione guidata dalla chitarra elettrica. Inutile sottolineare che gli esempi sarebbero molti.

Scala infinita di Penrose

Scala infinita di Penrose

Una similitudine può essere fatta con la scala di Penrose, dove una scala risulta essere infinita e crescente allo stesso modo della scala di Sheppard.

N.B. La scala di Penrose esiste solo in un mondo bidimensionale come quello di un disegno su un foglio di carta, ma nel mondo reale è impossibile da realizzare.

IL terzo suono di Tartini

Esistono delle illusioni acustiche dove, sorprendentemente, il nostro cervello, in certe condizioni, crea un suono che non esiste. E’ questo il caso del terzo suono fantasma di Tartini che si percepisce talvolta quando due suoni abbastanza intensi (e ricchi di armonici) giungono all’orecchio simultaneamente. È piuttosto comune ottenere questo suono sul violino suonando note doppie sulla prima e seconda corda. L’effetto in realtà assume forme diverse, in quanto il terzo suono compare a frequenze pari sia alla somma di (multipli delle) frequenze base, sia alla loro differenza, sia in corrispondenza di altre combinazioni. Nell’esempio si sente la sovrapposizione di due onde triangolari ad un intervallo di sesta minore. Le loro fondamentali, a 404(La) e 704(Fa) Hz, stanno in rapporto 5:8. Questo particolare rapporto crea una sovrapposizione di armoniche ad intervalli regolari, il cui massimo comune divisore è 264 (Do) Hz che è la nota “fantasma”.
Ascoltate l’esempio

Il fenomeno era ben conosciuto ai costruttori di organo a canne del periodo barocco, i quali si servivano di questo espediente per far suonare una nota nel registro basso, evitando di costruire altrimenti canne di diametro elevato.

Il campo della psicologia della percezione è troppo vasto per essere qui affrontato. Tuttavia le illusioni acustiche non godono della notorietà riservata alle illusioni ottiche. Rimandiamo chi fosse interessato al sito di una nota studiosa del campo (Diana Deutsch), che contiene svariati esempi di illusioni acustiche e ampia bibliografia.

Tra esse segnaliamo in particolare:

  • il paradosso del tritono:un intervallo pari esattamente a metà ottava (il tritono, appunto) è suonato mettendo due suoni di tipo Shepard in successione fissata, ascendente o discendente, ma viene interpretato anche da musicisti esperti in modo ambiguo.
  • la melodia nascosta: dimostra l’importanza delle funzioni di riconoscimento (opposte alla pura registrazione dei suoni). Corrisponde al fatto arcinoto che la conoscenza di un brano lo rende più facile da seguire, ma anche al fatto meno noto che, sparpagliando i suoni di una melodia nota tra diverse ottave, la melodia ci diviene meno familiare, o addirittura irriconoscibile.