Breve storia della Computer Music parte 2

Computer_music_piano_roll

Piano-roll di un sequencer midi

La tecnologia ha seguito un percorso parallelo allo sviluppo della musica. Dagli antichi flauti e dagli strumenti a corda, fino alla complessa meccanica dei pianoforti del XIX secolo, passando per carillon medievali e strumenti  rinascimentali, la musica, non è mai stata restia nell’ incorporare gli ultimi sviluppi delle scoperte tecnologiche.

Ciò è particolarmente vero per i dispositivi elettronici e di calcolo contemporanei, perché, se il computer può essere visto come l’ultimo strumento in grado di riprodurre qualsiasi suono noto e di generarne di nuovi, è anche un ausilio che può aiutare un compositore o musicologo in attività pratiche e studi teorici. E mentre i computer  sono un’invenzione relativamente moderna, l’idea alla base di procedure e di programmazione algoritmiche è probabilmente antica quanto la matematica era conosciuta già nell’antico d’Egitto, Babilonia in Grecia ed in Oriente. Possiamo considerare anche le regole del  canone, del contrappunto e della fuga insieme alla musica seriale come antesignani della moderna composizione algoritmica .

La computer music  si occupa della creazione timbrica di suoni tramite algoritmi compositivi realizzati tramite la programmazione di un calcolatore, ed è strettamente connessa a discipline come la psicoacustica, la fisica acustica ed all’elettronica. Non è associabile (come molti pensano) alla semplice operazione di montaggio ed editing di un file sonoro tramite computer od altri hardware.

 

Fino all’inizio degli anni 80, ovvero prima della commercializzazione dei PC, la computer music era realizzata unicamente presso i centri di ricerca specializzati. Possiamo differenziare schematicamente due tipi di caratterizzazioni:

 

  • Creazione di nuovi timbri con l’ausilio del calcolatore partendo dalle fondamenta del suono. Molto spesso le composizioni create in questo modo non possono essere tradotte in un sistema di notazione tradizionale: microtonalità (già presente nella musica orientale), e/o altezze indeterminate. Il computer è anche l’esecutore del brano, convertendo i dati binari in un segnale analogico . Il processo di sintesi sonora viene elaborato digitalmente tramite programmazione.

Un altro aspetto che non riguarda propriamente, come avevamo detto sopra,  la computer music: è l’orchestrazione digitale. Ovvero  l’elaborazione di suoni preesistenti tramite l’ausilio di un sequencer e del protocollo MIDI, rendendo possibile interfacciare librerie di suoni, modificandone. come vedremo in seguito, ogni singolo parametro.

La nascita del MIDI

Midi è l’acronimo di Musical Instrument Digital Interface, la sua nascita si deve principalmente a due fattori: il primo era l’esigenza di collegare fra loro diversi strumenti musicali elettronici, il secondo la crescente disponibilità di tecnologie digitali a basso costo. All’inizio degli anni ’80 l’introduzione dei circuiti digitali a larga scala di integrazione rese molto più semplice la realizzazione di memorie (RAM) e di processori (CPU) con elevate prestazioni.

Il MIDI è essenzialmente un protocollo di comunicazione composto da una sequenza binaria per lo scambio di messaggi tra diversi sintetizzaztori, moduli sonori, librerie di suoni, ed anche per la sincronizzazione delle luci da palco. Il primo synth dotato di interfaccia MIDI fu presentato nel 1983, nella tastiera PROPHET 600 della SCI, anche se la versione definitiva del protocollo MIDI venne implementata l’anno seguente sulla Yamaha DX7. All’inizio la connessione tra i diversi apparati avveniva tramite un apposito cavo pentapolare ciascuno per i messaggi di ingresso (MIDI IN) e uscita (MIDI OUT), ora è stato quasi completamente sostituito dall’equivalente connettore USB.

 

Prophet 600

Prophet 600 il primo synth a montare di serie l’interfaccia midi

 

I messaggi MIDI possono anche essere scritti in un file che ha un estensione standard “.MID” dove è possibile registrare un’esecuzione musicale , od una base composta da molteplici strumenti. E’ importante sottolineare che il file midi non è un file audio, in quanto non ha al suo interno la codifica di nessun suono come potrebbe essere un file MP3, ma ha esclusivamente le informazioni su “come “ deve essere suonato e su quale famiglia di suoni associare ad esso. Infatti, quando rendiamo eseguibile un file midi nel nostro computer, esso suonerà attingendo i suoni dalla libreria presente di default nel nostro sistema (in genere di qualità mediocre nei computer non predisposti), e suonerà in modo diverso con altri sounfonts provenienti da altri sistemi. Questo spiega perchè il file midi è molto più leggero rispetto ai file audio, poche decine di kbyte rispetto ai Mbyte di un qualsiasi file sonoro. La qualità finale di un midi file dipenderà unicamente da due fattori : l’accuratezza con cui è stato scritto( le articolazioni strumentali, la dinamica, l’espressione, il pitch), e dal tipo di campioni sonori o soundfonts ad esso associati.Tali modifiche possono essere fatte anche tramite unità esterne dette midi controller.

midi controller

midi controller

Agli inizi il protocollo midi era usato esclusivamente per strumenti in ambito tastieristico, successivamente si è diffuso anche in altri strumenti musicali  e per il controllo di DSP (digital sound processor) ed in altre apparecchiature da sincronizzare con eventi musicali e non come mixer audio e mixer luci .

chitarra midi Yamaha

chitarra midi

Il protocollo midi trova applicazione in ambito professionale oltre che nella CM, nell’industria discografica e nell’orchestrazione della musica da film.

flauto midi akai

flauto midi

Dai primi personal computer alle moderne DAW

IL primo computer a presentare un’interfacci midi nativa fu, nel 1985 l’ ATARI serie 1040, Aveva una tastiera integrata, una ram di 512kb , un sistema operativo chiamato TOS e non aveva un hard disk interno,  sostituito dai singoli floppy disk da inserire ogni volta per ogni singolo programma. Fu un computer molto apprezzato in ambito musicale sia da un punto di vista amatoriale che professionale, anche perchè era possibile caricare il nuovo midi sequencer della Steinberg chiamato Cubase. Altri sequencer dell’epoca erano Notator e Performer in ambiente Macintosh; nascono i primi editor notazionali.

atari

Dobbiamo aspettare ancora qualche anno affinchè i primi sistemi di hard disk recording soppiantino  completamente la registrazione multitraccia su nastro. Qualche anno dopo, il costante abbassamento dei prezzi e il corrispondente aumento in capacità e nella portabilità dei dischi fissi favorì un abbassamento dei costi dei sistemi di registrazione digitale, rendendoli abbordabili anche agli studi più piccoli. Oggi, benché vi siano ancora numerose soluzioni analogiche, i sistemi di registrazione su hard disk sono diventati un marchio di garanzia e facilità d’uso per gli studi professionali. Nasce in quel periodo il supporto DAT e successivamente il minidisk dove è possibile registrare audio, sempre su nastro, ma in formato digitale , rendendo possibile la duplicazione senza perdita di qualità.

Uno dei maggiori vantaggi dell hard disk recording è la possibilità di modificare il materiale audio in maniera non lineare. Si può  possono editare i dati audio in formato digitale,  in una modalità definita non distruttiva. Tutto ciò appare ai giorni nostri scontato, ma non lo era affatto fino a pochi decenni fa. I primi sistemi come l’Atari 1040 st od il Commodore Amiga permettevano la gestione di eventi midi ma non di file audio. I primi sistemi con scheda audio  e convertitori AD/DA  a 16 bit  44.100 khz,come quelli presenti nei primi Apple-macintosh permettevano al massimo 10 minuti di registrazione stereo e costavano quanto un’ auto utilitaria.

Tra i primi anni ’80 e la metà dei ’90 la computer music diventa in modo crescente sempre più popolare ed alla portata di un gran numero di musicisti e appassionati. Questa sorta di democratizzazione del mezzo è dovuta principalmente al rapido sviluppo tecnologico dell’informatica ed al conseguente abbassamento dei prezzi delle workstation. Furono questi anni pionieristici nel fare musica utilizzando un PC, considerando che ancora non era diffusa internet, le uniche informazioni su questo argomento erano i manuali dei singoli software (della dimensione delle pagine gialle). I testi erano molto rari e diventavano obsoleti dopo pochi mesi. Questo non impedì all’inizio, ad una piccola comunità di appassionati musicisti ( quasi esclusivamente tastieristi e/o pianisti), di sperimentare questo nuovo modo di fare musica.

Anche gli studi di incisione discografica si dovettero presto adeguare alla nuova tecnologia, rendendo disponibile il personal computer nel loro parco strumenti, Nascono le prime DAW , ovvero dei sistemi dedicati e ottimizzati progettualmente per applicazioni musicali.

 

 

¹”Iliac Suite” del 1957 di Lejaren Hiller e Leonard Isaacson

Letture consigliate:
Elettronic and computer music, Peter Manning
The computer music, Curtis Road